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Monte Sumbra

Conosciuto anche come Penna di Sumbra, è chiamato così perchè la sua mole imponente (specialmente se osservata da Vagli) ha l’aspetto di un animale accovacciato o di una sfinge che siede sulla propria ombra. Si trova diviso fra due comuni garfagnini: Vagli e Careggine.
La sua vetta arriva a 1769 metri d’altezza e lo si può raggiungere facilmente da Capanne di Careggine godendo di panorami unici e severissimi, mentre percorrendo la strada Castelnuovo- Arni nel tratto da Campaccio a Tre Fiumi si può facilmente apprezzare tutto il grandioso versante meridionale. Da questo versante costeggiando i fianchi del monte un sentiero ci porta al bosco del Fatonero, una faggeta incantevole che tradizione vuole che sia abitato dai linchetti (piccoli esseri dispettosi).
Questa montagna è formata quasi completamente da marmo ed è dirupata su tre lati: a nord, a ovest e a sud. Il suo versante più spettacolare è quello meridionale: un'enorme parete rocciosa marmorea, liscissima e quasi verticale, che precipita per alcune centinaia di metri verso il fondovalle della Tùrrite Secca. Questa parete è caratterizzata da alcuni evidenti circhi, probabilmente di origine glaciale. Alla sua base si trovano i selvaggi canaloni del Fosso dell'Anguillara e del Fosso delle Comarelle, i cui letti sono resi unici da spettacolari marmitte erosive, chiamate Marmitte dei Giganti.

In alcuni torrenti che scendono dalle vette Apuane, nel corso dei secoli ed in particolari condizioni geologiche, l’acqua ha creato nell’alveo dei torrenti delle profonde buche di forma cilindrica, a volte perfettamente sferiche: buche che sono state originate proprio dall’azione congiunta dell’acqua e dei ciottoli trasportati dalla corrente impetuosa e che la tradizione popolare ha denominato appunto “Marmitte dei Giganti”.

LEGGENDA MONTE SUMBRA

La parete del Sumbra è un esteso squarcio nella montagna, una parete ripida e scoscesa interrotta da profondi canaloni in fondo alla quale si aprono le famose Marmitte dei Giganti. È come se un gigantesco colpo di vanga avesse rotto il monte per far vedere il cuore del marmo bianco immacolato, candido come lo stesso cuore dei generosi giganti che abitavano quei profondi canaloni inaccessibili all'uomo.

Si racconta che questi incavi nella roccia furono fatti da questi esseri mitici per creare così delle immense "scodelle" che potessero raccogliere l'acqua piovana che sarebbe servita per dissetarli.

In verità si tratta di profonde buche cilindriche scavate nel letto dei torrenti dalla lenta azione erosiva dell'acqua e dei sassi trasportati, ma siccome noi siamo anime sognatrici, lasciamo da parte la scienza ed entriamo ancor di più nel leggendario e nel fantastico. La generosità di questi giganti è raccontata da una leggenda che narra delle fatiche e della povertà in cui viveva la gente di Garfagnana molto tempo fa.

Un vecchio pastore delle Capanne di Careggine abitava con i suoi piccoli due nipoti in una capanna fuori paese. Questi bambini erano rimasti purtroppo orfani di padre e di madre. La loro era una vita grama, e il povero nonno non aveva neanche più le energie di una volta ed era sempre più difficile provvedere a sfamare se stesso e i piccoli nipoti. Per sbarcare il lunario il povero vecchio accettava umili e faticosi lavori a destra e a manca, andava dal vicino di casa a tagliare legna, correva dal contadino ad accudire gli animali, ma poi quando sopraggiungeva l'inverno le difficoltà aumentavano e non aveva niente da mangiare, e allora chiedeva aiuto ai paesani.

Una mattina il nonno e i nipoti salirono sul Sumbra a raccogliere erbe che lì crescevano abbondanti. Lasciò i nipoti a raccogliere gli "erbi" mentre lui si mise a sedere ai piedi di una roccia, le lacrime cominciarono a solcare il viso del vecchio, la disperazione prese l'uomo che non riusciva a dare da mangiare ai piccoli. Il giorno seguente il vecchio risalì sul monte a cogliere ancora le erbe e quando ebbe terminato ritornò alla solita roccia del giorno prima a riposarsi e con grande meraviglia vide un mucchietto di sale proprio nel posto dove il giorno prima aveva versato le lacrime. In quei tempi il sale era merce preziosa perchè in Garfagnana scarseggiava ovunque ed era necessario per la conservazione dei cibi. Possederne anche solo un po' era considerata una vera e propria fortuna. Il pastore se ne riempì le tasche e corse subito in paese a scambiarlo con farina, carne, fagioli e molto altro.

Tutto questo andò avanti per molto tempo. Per molte mattine il nonno saliva sulla montagna trovava il mucchietto di sale e lo barattava, riuscendo così a mettere da parte una buona scorta di cibo e anche qualche denaro. Un bel giorno tornando sul monte il vecchio non trovò più il sale, ma non se la prese più di tanto, la vita adesso era molto meno dura. Il suo sguardo così si voltò involontariamente verso la roccia e vide scolpita sulla sua superficie il volto di tre giganti che sorridevano, volti misteriosi ed amici che lo avevano aiutato lasciando lì il sale nelle notti passate. Avevano scolpito i loro volti nella pietra perchè gli uomini si ricordassero della loro generosità ed oggi li possiamo vedere ancora là dove il sentiero esce dal bosco e si affaccia sul nudo precipizio del Sumbra.

 


 

Monte Sumbra


 

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